Quando lavoriamo alle collezioni di costumi da bagno non dormiamo, l’alba è sempre troppo vicina, la sveglia alle 4 già ci chiama. Negli alberghi dove alloggiamo, tutto dorme ancora. usciamo che è ancora buio per essere sul set pronti quando la luce inizierà ad arrivare. Adoro quei momenti brevissimi nei quali saremo i primi a raccogliere la luce di questo giorno nuovo. Inseguo e preparo le varie fotografie che dovrò realizzare durante la sessione del mattino, le memorizzo, cerco di percorrerei flusso di lavoro che avrò spesso mi raccomando di fare attenzione a qualcosa che nel lavoro precedente non mi ha soddisfatto. Poi quasi all’improvviso, quasi di sorpresa la luce arriva; è dolce, rosa, un po’ fredda, ma di un’intimità che mi lascia incredulo tutte le volte che la uso. La verità è semplice, tutti noi ci prepariamo agli avvenimenti, alle emozioni, a vivere quello che c’è da vivere… ma poi quando arriva il momento di viverlo è sempre sorprendente.
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Da quando ho iniziato il progetto Venti è la prima volta che mi trovo a lavorare anche con un bambino. Eravamo in tre in quel buio fitto e pieno di passato che riemergeva. Eravamo in tre a cercare la nostra posizione, o meglio la nostra dimensione, quella esatta, quella nella quale stare bene in quel momento.
IO, a lavorare sulla percezione di me stesso, alla ricerca di un assetto concreto da offrire nel rapporto con gli altri. IO, in balia della mia esatta inadeguatezza. IO, unico media attraverso cui il tempo, lo spazio e l’infinito invisibile si compiono.
L’ALTRO a condividermi, con tutta la serenità che si può, il suo disagio interiore, la sua speranza di Farfalla e le sue ansie da crisalide… il suo vivere attuale. La condizione di chi si denuda nella convinzione che si tratta di un gesto catartico, permettendomi di rinascere a mia volta, di avvertire nuovamente lo stupore iniziale del quando la nascita è finita ed è iniziata la vita.
IL PICCOLO sembrava il più pronto, quello con la maggiore consapevolezza del divenire. Così abbiamo iniziato a seguirlo ad entrare nel ritmo che lui ha suggerito. Abbiamo lasciato che lui e il suo passato leggero e consapevole conducesse la conversazione tra noi tre; che il peso del nostro tempo fosse analizzato in base al terzo, mediato dalla sua presenza totale.
La copertina di questo numero è dedicata al barocco, dove quei nei così intriganti rappresentano l’unicum fondamentale.
Grazie a Melka Fiore quegli intriganti vezzi hanno assunto un significato che travalica il semplice valore visivo.
A corte la posizione dei nei rappresentava uno specifico significato. Così se il neo sulla fronte era detto della maestosa, quello della guancia rappresentava la Galante.
Quelli vicino alla bocca invece, indicavano a seconda della posizione, se sopra o sotto le labbra, o la capricciosa, o la baciatrice.
Sicuramente il mio preferito è quello vicino al margine esterno dell’occhio: la passionaria.
Due compagni, accomunati da un percorso, lungo il cammino che passo dopo passo si costruisce, o si demolisce. A volte entrambe le cose, tutti i giorni tutte le ore tutti i momenti sono adeguati a costruire ed a distruggere, anche stando immobili.
La memoria è fatta di strati sovrapposti; con lo stesso principio ho realizzato questo lavoro. Volevo inserire nel fotogramma un tempo presente, quello oggettivo dell’istante congelato e sovrapporlo al tempo della memoria, che per me è liquido, cola assumendo forma differente. Ho provato a metterli insieme, a farli convivere nello stesso spazio fisico.