Il Lunedì dell’angelo.

E’ Lunedì in Albis, è il giorno dedicato alla Madonna dell’arco. Il giorno in cui un fiume bianco blu e azzurro viene inghiottito dal portone enorme e insaziabile del santuario.

Un’umanità impressionante, che divora tonnellate di salsicce e patatine, che produce tonnellate di rifiuti di plastica che abbandona con una naturalezza irragionevole  ai bordi del marciapiede.

Nell’ultimo chilometro la sporcizia, le brutte maniere, la puzza di olio rancido, l’odore di sudore che a tratti si sente, la calca, il contrasto troppo spesso evidente tra il pellegrino devoto e il comportamento incivile di molti di questi, mi porta troppo vicino  ad un’umanità che non amo, che giudico, che guardo con stupore, che scruto, nella ricerca inutile, di qualche carattere di grazia o di bellezza che mi permetterebbe di essere meno lapidario nel giudizio.

Poi davanti alla bocca del Santuario, il tempo cambia, viene scandito dall’alternarsi delle paranze, mezz’ora quelli che vengono da valle (da Napoli), e mezz’ora quelli che vengono da monte. Il santuario li ingurgita insaziabile, senza sosta, senza debolezze o cedimenti, o incertezza. Il fiume scorre dentro al suo ritmo eterno, scandito da cento anni sempre allo steso modo.

 

Appena dentro tutto cambia, la voce del cantore invoca il canto di devozione, bellissimo e struggente come solo i canti antichi sanno essere;  cantati senza amplificazione, con la faccia rivolta verso l’alto, con una mano vicino alla guancia, per fare arrivare la voce fino a me fino a dentro di me.

Il Fiume si sgrana, diventa fragile, quell’umanità che nell’ultimo chilometro mi ha così turbato ora mi sembra più umana, mentre in ginocchio o strisciando porta il suo dono alla sua Madonna, mi pare di sentirle le istanze e le preghiere che le rivolgono, non sono poi così diverse dalle mie. Non vi è alcuna distinzione tra uomini, donne, adulti o bambini, hanno tutti la faccia rivolta davanti a se, e una grandissima energia corre in tutta la chiesa, passa di persona in persona, attraversa tutti noi, credenti e non.  All’improvviso qualcuno  di loro cade in trance, le urla salgono e riempiono tutto, si impossessano di noi, le mani dei soccorritori schioccano, il cantore canta più forte, per aiutarci, per accomunarci, per non lasciare nessuno troppo solo.

Pochi minuti…  è tutto finito, una grande stanchezza li coglie, molti di loro sentono di essere stati toccati.

Madonna dell'arco

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