Il mare dell’abuso.

Il mare della mia città è un luogo ultra temporale, un luogo surreale, dove i colori sono sbagliati, come se qualcosa nella testa del colorista si fosse rotta ed avesse iniziato a sbagliarli apposta. In questo mare non riesci mai veramente a starci dentro, non ti accoglie quando sei sulle sue rive, lui è un po’ più in la, un po’ oltre, ti da la sensazione che non sei più il benvenuto.

E’ come qualcuno che ha subito abusi, che è stato mortificato e umiliato, e non ha attenzione da rivolgere alla speranza… ma il popolo dei bagnanti, necrofili incoscienti, continuano ad abusarlo, indifferenti alla distruzione che li circonda.

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